Ora o mai più — Valerio Lo Monaco Tweet This

Ora o mai più

Salto a piedi pari tutta la parte relativa al Covid-19, a pandemia non pandemia, a virus non virus, a morti con o per o senza, e ad altre supposizioni che per il momento non è possibile confermare o smentire, e vado dritto al punto. Che è ben altro.

Che la condizione nella quale siamo sia stata deliberatamente “creata” oppure meno, una cosa è certa: la stanno “cavalcando” per apportare alcune ulteriori - ed enormi - modifiche economiche, civili e sociali. E a passo di carica peraltro. Chi la sta cavalcando? Ovviamente i vari cartelli che possono farlo.

Cosa voglio dire? Semplice: che esistano “i cartelli”, della droga ad esempio, è cosa che ormai sanno anche i muri. Che esistano quelli delle mafie anche. Che ne esistano anche altri dovrebbe essere ormai cosa chiara e accettabile. Senza alcun “complotto”, molto semplicemente ormai è cosa certa e capita da chiunque dotato di un minimo di decenza almeno istintiva, se non proprio intellettuale.

Ora: è finalmente arrivato il momento in cui più di qualcuno può iniziare se non altro a ipotizzare che esista anche un “cartello del potere”? E nello specifico: un “cartello” che parte dalla finanza e dalla speculazione economica (ovviamente, con tutte le enormi “aziende” collegate) e che si dipana nei vari rami che consentono a esso di dispiegarsi e di dominarci come politica, media e apparati militari in primo luogo?

Ebbene: ora o di qua, o di là, a questo punto. O questa cosa la si capisce e si accetta il concetto della sua esistenza, oppure amen. Non ci sono vie di mezzo e non credo ci siano margini di convincimento per coloro i quali ancora questa cosa non l’hanno capita.

E quindi: o a questo “cartello” si decide di ribellarsi in tutti i modi possibili, oppure lo si accetta supini come schiavi.

Non c’è veramente più molto tempo. E francamente non se ne può perdere altro a tentare di spiegare a chi ancora non vuol capire.

Naturalmente la domanda che mi viene posta a ripetizione, soprattutto in questi ultimi tempi, è: “che fare”.

Anche da coloro che si sono “svegliati ora”, di fronte all’evidenza, e forse - sottolineo forse - capiscono che siamo giunti alle fasi finali di un processo partito da molto lontano e che ha impiegato decenni, con alcuni momenti chiave di svolta e fuga in avanti, per rendersi sempre più operativo e stringente. Come quello che stiamo vivendo.

Con buona pace di tutti coloro che hanno spesso dichiarato di “non occuparsi di politica”, senza considerare invece che essa si stava “occupando” più facilmente di loro, e con buona pace di tutti coloro che per anni hanno clamorosamente mancato l’obiettivo, ovvero la messa a fuoco del “nemico principale”, ora votando per questo ora votando per quello, senza capire che così facendo, ovvero senza astenersi dal farlo, hanno semplicemente contribuito a determinare l’impossibilità della nascita, della crescita e dell’affermazione di una vera alternativa politica.

Questo il punto: invece di inneggiare all’alternanza, invece di dividersi tra curva Nord e curva Sud, che rappresentano pur sempre lo stesso “stadio”, ovvero l’alternanza ciclica di un coro di voci e interessi che fanno parte del medesimo quadro, avrebbero dovuto battersi, ideologicamente, e praticamente, per l’emergere di una alternativa.

Lo ripeto: alternanza inutile versus alternativa. E così non è stato.

Anche le ultimissime realtà politiche nate nel nostro Paese hanno di fatto contribuito a disinnescare questa possibilità. Hanno incanalato il (comprensibile) dissenso in una situazione che lo ha reso innocuo. Lo ha depotenziato e umiliato sino a diluirlo nelle incapacità evidentissime dei suoi promotori. Che sia stato fatto deliberatamente o meno non sono in grado di dire. Ma è certo che questo è stato l’esito. Sino a riportare le lancette del tempo (e le preferenze) indietro proprio laddove ci sono i soliti noti che a tale stato delle cose ci hanno portato.

E qui, dunque, si situa una nuova e decisiva scelta: torniamo alla inutile (a noi) alternanza che è invece utilissima al “cartello” di cui parlavo sopra oppure è arrivato finalmente il momento di supportare e favorire l’emersione di una proposta sociale, politica, economica, intellettuale e concettuale davvero contundente con questo cartello? Ovvero una vera alternativa?

Perché l’obiettivo è chiaro, e a questo punto chi non lo vede è un disperato. Vale a dire senza speranza.

Qui, per un motivo o un altro (più presunto che reale) siamo veramente giunti al momento in cui ci stanno facendo accettare di tutto. Dalle vaccinazioni obbligatorie al controllo via App e braccialetti, dall’imposizione di ulteriori tagliole debitorie mascherate da aiuti alla sospensione di qualsiasi libertà di scelta politica, economica e sociale.

In altre parole: siamo alle fasi conclusive della dittatura “dolce” di quel cartello di cui sopra. (Dolce un cazzo, direi).

Ergo, intanto, io ho bisogno di capire una cosa. Ho bisogno di capire chi è di là e chi di qua. Chi è “dei nostri” e chi invece accetta o (peggio) appoggia “loro”.

Basta fioretto, basta battute di spirito e basta anche inutili discussioni in punta di post e faccine, dita medie alzate e petizioni e manifesti sottoscritti con un click. Non c’è (mai stato) più tempo per queste cose. Ora più che mai.

Ecco, vorrei sapere quanti sono coloro che sono disposti a battersi, rischiando naturalmente, pur di ribellarsi a questa situazione, e quali sono invece coloro che hanno deciso di accettare tutto il pacchetto senza fare nulla o - peggio - facendo finta di tirare sassi. Perché l’armiamoci e partite non è contemplabile. Non più.

Italia ci sei? Italiani ci siete ancora? Quanti siete?

Ecco, i miei amici, conoscenti, lettori, parenti, per favore battano un colpo: ho bisogno di sapere da che parte stanno. 

Ho bisogno di sapere se vale la pena continuare a “frequentarli”. Se continuare a pensare - e a sperare - che possano rappresentare o cercare insieme a me e ad altri come noi una qualche “soluzione” oppure se, quand’anche astenendosi, fanno parte essi stessi del problema.

Fatemi sapere, anche in privato se volete, ma fatemi sapere, vi prego. Che io, una chiamata diretta sto per farla (e molti insieme a me).

Grazie,

Valerio Lo Monaco

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