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E invece sì: la Storia è aperta

Concezione sferica della storia, dunque. La volta scorsa (qui) l’abbiamo contrapposta alle due più radicate nella cultura europea, ovvero quella lineare (derivante dalle religioni monoteiste, in primo luogo dal Cristianesimo) e quella circolare (derivante dalle culture contadine e dal paganesimo tradizionale). È una semplificazione, naturalmente, ma non si tratta - quella della concezione sferica della storia, che a differenza di un percorso dato da un inizio alla fine oppure di un andamento ciclico permette di rotolare in ogni direzione - di una mera suggestione. E neanche di una speculazione filosofica, pur se trova le sue radici nel Così parlò Zarathustra di Nietzsche. 

La concezione sferica della storia è nella realtà dei fatti. Non è necessario “tendere” a essa oppure “credervi” in virtù di non si sa quale visione o speranza: è verificabile empiricamente in ogni momento. In qualsiasi cosa. In ogni uomo.

La storia di ogni uomo può cambiare direzione in ogni istante: l’unica costante è quella della data di nascita e quella relativa alla certezza, un giorno, di dover morire. Dal punto di inizio al punto di fine, tutto il resto è da scrivere. Tutto il resto può cambiare. La sfera della storia personale di ogni uomo può cambiare direzione in ogni istante. E prendere qualsiasi direzione.

Se così non fosse non varrebbe la pena di prendere alcuna decisione. La propria “libertà” di decidere (torneremo su questo punto) sarebbe ridotta all’attendere gli eventi senza alcuna possibilità di intervento umano. E così non è. Sappiamo che così non è stato, e non sarà.

La vita di ognuno di noi ha degli snodi. Qualche volta frutto del caso, qualche volta frutto di nostre decisioni. In quei momenti, una storia che poteva continuare a svolgersi - a rotolare - in un verso, per mezzo di una nostra decisione, di una nostra azione, può invece prendere una direzione differente. Una donna che cambia decisione poco prima di salire all’altare. Un qualsiasi bivio stradale dove si decide di andare a sinistra invece che a destra. Un “no” camusianamente ribelle a qualche cosa verso la quale - da quel momento - ci si oppone. Inutile insistere, il concetto dovrebbe essere chiaro e non opinabile.

La storia è dunque “aperta” per definizione.

La motivazione implicita che risiede alla base di questa realtà evidente è il fatto che l’uomo, a differenza di altri animali, è datore di senso. E il termine deve essere inteso nella duplice accezione di direzione e significato. Può operare secondo volontà.

La storia prende una direzione, la sfera rotola da una parte o dall’altra o da un’altra ancora, in quanto - e se - precedentemente le viene impressa una spinta. Spinta verso una direzione e con un significato che l’uomo può darle.

In questo contesto, “passato, presente e futuro”, scrive come meglio non si potrebbe Alain de Benoist, “non sono più punti distinti su una linea provvista di una sola dimensione” (lineare o circolare è lo stesso, N.d.R), “ma al contrario prospettive che coincidono in ogni attualità”. In altre parole, ogni momento è pregno delle conseguenze del passato, delle limitazioni e delle caratteristiche del presente, ma è anche gravido delle prospettive future. Allo stesso modo, ogni istante presente attualizza la totalità del passato e potenzializza la totalità del futuro.

Noi siamo ciò che siamo stati, ciò che dei nostri genitori e dei nostri precedenti risiede in noi. Siamo ciò che le esperienze ci hanno forgiato, piegato, modellato, ma siamo anche potenzialmente tutto ciò che possiamo scegliere di tentare. In altre parole: possiamo potenzialmente forgiare il nostro destino.

Discorso ulteriore è ovviamente necessario nel momento in cui, per imprimere una direzione alla storia non solo nostra, ma collettiva, è indispensabile un cambiamento diffuso, di grandi numeri di persone. Così sono stati i cambiamenti storici. Così possono ancora essere. Tutto fa presagire e rilevare la paura opposta, al momento, ovvero che non vi possa essere un cambiamento collettivo (se non in peggio) e che il massimo che si possa fare è sperare e agire per un cambiamento personale, o al più di una piccola comunità ristretta di persone. Ma nulla è scritto, e se è possibile immediatamente cambiare passo passo la nostra storia personale magari insieme ad altre alcune persone, non si può, non si deve escludere che ciò possa avvenire anche con numeri sensibilmente superiori. È la storia stessa che ce lo insegna, e non dobbiamo voltarle le spalle o rivolgere lo sguardo unicamente sui nostri passi.

L’uomo non è. Egli diviene. Siamo sempre incompiuti. Ed è esattamente per questo che, anche in periodi storici terribili come questi, noi possiamo - noi dobbiamo - ipotizzare, scorgere nell’attualità (ecco perché ci ostiniamo a raccontarla e a cercare di decifrarla) e persino credere nella possibilità di cambiamento.

Valerio Lo Monaco

(qui la prima parte)

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