Dunque brindiamo, diversi problemi sembrano andare verso soluzione. Uno su tutti, il rapporto debito/Pil e tutto quello che ne consegue, come per esempio la possibilità di non sforare troppo dal tetto del 3% e pertanto di poter spendere qualcosa di piùper rilanciare l’economia…
L’Italia riparte? Si inverte la tendenza ormai in atto da quasi un decennio? Niente affatto. A far tutto ci pensa l’Europa, con una norma tipicamente europea.
Da l’altro ieri tutti gli istituti di statistica europei si adeguano ai nuovi dettami di Bruxelles e inseriscono nel paniere di calcolo, e dunque anche nel computo finale ai fini della rilevazione del Pil nazionale, anche la quota relativa alla economia sommersa e illegale come, per esempio - e a vedere i numeri soprattutto - quella relativa al consumo di droga e alla prostituzione.
L’illegalità entra insomma nel computo del Pil, secondo le linee guida imposte da Eurostat.
L’Istat, per quanto attiene all’Italia, dà dunque una nuova stima dell’economia sommersa, pari a circa 187 miliardi, ovvero l’11,5% del Pil 2011. Si tratta delle somme connesse a lavoro irregolare e sottodichiarazione. A ciò si può aggiungere l’illegalità (droga, prostituzione e contrabbando), per un combinato, relativo all’economia non osservata, di oltre 200 miliardi (ben il 12,4% del Pil).
La revisione dei principi metodologici di rilevazione, inserendo questi nuovi prodotti & servizi, ha quindi come effetto immediato quello di migliorare i conti italiani, andando a includere per il parametro Pil anche questi settori sino a ora del tutto non considerati.
La ricchezza del Paese (che questo pretende di misurare il Pil) è dunque maggiore, proprio in virtù di queste new entry all’interno del calcolo. Il tutto prende l’inizio dalla rilevazione del 2011, come detto, data scelta per iniziare a conteggiare con il nuovo paniere, e di quell’anno abbiamo già i dati e i conti finali precisi: in quanto all’Italia, con il nuovo metodo di calcolo, nel 2011 abbiamo avuto un Pil maggiore di ben 59 miliardi, portando il deficit molto al di sotto rispetto a quanto conteggiato allora e attestandoci al 3,5% in luogo del 3,7% calcolato a suo tempo.
Tra poco usciranno i dati relativi anche al 2012 e al 2013. Ma soprattutto, e questo è il motivo per il quale Padoan e Renzi stanno tenendo le dita incrociate in trepidante attesa, quelli relativi al 2014.
Come dire: sperando che gli italiani ci abbiano dato dentro, tra droga e prostituzione, nei primi mesi dell’anno in corso, il Governo aspetta la rilevazione con il nuovo metodo per il primo trimestre. Viste le proiezioni pubblicate sino a ora, francamente, è impossibile non comprenderli. Un miglioramento del Pil e del relativo rapporto col debito sarebbe una manna dal cielo per Renzi e i suoi, tanto che essi stanno aspettando proprio il nuovo dato, previsto entro fine mese, prima di tornare a Bruxelles per presentare il patto di stabilità e i conti italiani onde poter spuntare condizioni migliori per allentare la presa sulla spesa.
La norma ha in fondo una sua coerenza, bisogna pur ammetterlo: è lo stesso meccanismo di calcolo del Pil che impone di ragionare sulla cosa con onestà intellettuale. Alla crescita del Prodotto Interno Lordo concorre tutto ciò che passa per il denaro. I beni e i servizi. La merce e l’acquisto delle prestazioni professionali. Anche la benzina che usiamo per inquinare l’aria (che più ricchi certamente non ci fa) oppure i fisioterapisti che intervengono nella riabilitazione dopo qualche postumo subito da persone coinvolte in incidenti fanno aumentare il Pil, ci rendono insomma “più ricchi”. Non si capisce perché al calcolo dovrebbero essere estranee alcune aree particolarmente fiorenti del commercio, come appunto quelle della economia sommersa, della droga e della prostituzione. E dunque - Europa Docet & Diktat - dal 2011 vengono messe nel paniere.
Ma il paradosso non risiede tanto in questo, pertanto, quanto nel fatto che tali somme, per loro natura non tracciabili come invece avviene per tutto il resto, vengano arbitrariamente elaborate fino a farne stime e valori tanto precisi da farli entrare nel computo finale.
Solo in merito alle nuove tipologie di prodotto e merce inserite, per il nostro Paese sono stati conteggiati - con “precisione” - 10,5 miliardi di euro per la commercializzazione della droga, 3,5 miliardi dalla prostituzione e 0,3 dal contrabbando di sigarette, oltre a 1,2 miliardi dall’indotto.
Gli italiani, a quanto pare, si fanno più di droga piuttosto che farsi una prostituta. Contenti loro, contento l’Istat, il Pil, il rapporto col debito, l’Europa e Matteo Renzi. Evviva evviva, insomma.
Eppure, ribadiamo, la cosa non deve sconcertare in sé: sappiamo tutti benissimo che droga, prostituzione e sommerso rappresentano una grossa fetta dell’economia del Paese. Gli aspetti curiosi, per andarci delicati dopo tanto turpiloquio, sono invece altri due.
Il primo: che si riesca a dare una dimensione precisa, dal punto di vista monetario, di questa “ricchezza”, tanto dal considerare tot miliardi di qua e tot miliardi di là per arrivare al computo finale in un dato così importante e indicativo, dunque che non dovrebbe essere suscettibile di manipolazioni di sorta, come appunto quello del Pil e del rapporto col debito relativo. Il secondo: che l’Europa, tanto attenta agli zero virgola di crescita o crescita negativa per intimare ai Paesi di fare questa o quella variazione nei conti pubblici, in questa fase di crisi non trovi nulla di meglio che tirare fuori dal cappello a cilindro la possibilità (anzi l’imposizione) di inserire nel computo qualcosa che è possibile solo stimare.
Ma come, prima si parla di correttezza dei conti e dei bilanci, del fare per bene i compiti a casa per rientrare nei parametri, e poi nei parametri stessi si permette - anzi si impone - ai Paesi di conteggiare dei valori che sono possibili da stimare solo a livello approssimativo?
Si tratta dell’ennesimo trucco per la manipolazione di una realtà che sfugge dalle mani stesse degli eurocrati. Droga e prostituzione, del resto, sono da sempre vie di fuga dalla realtà, oasi chimiche cui si ricorre lasciando che il mondo - almeno nell’arco di tempo consentito dagli effetti di tali operazioni - vada da solo per la propria strada, senza di noi.
Tra poco di questa norma non si parlerà più - non che se ne stia parlando a dovere in questi giorni, del resto - il tutto rientrerà nelle serie storiche, e con un colpo di penna e il cambio di un paio di procedure ci ritroveremo tutti più ricchi, d’un colpo. E nei talk show si inizierà a parlare di “dati in miglioramento” e “ripresa ormai alle porte”.
Valerio Lo Monaco