Anni fa - tanti anni fa - a Parigi, ebbi l’onore, aiutato da altri colleghi, di fare una intervista a quello che allora ritenevo, e ritengo tuttora, il più grande intellettuale vivente, vale a dire Alain de Benoist (qui le sue opere).
Laddove per intellettuale intendo esattamente la definizione che egli stesso ne diede all’interno dell’intervista:
“l’intellettuale è colui che cerca di comprendere e far comprendere il momento storico in cui stiamo vivendo”
Ripropongo oggi quella lunga intervista, perché molti dei temi affrontati possono essere un antidoto, o (fosse) anche solo un balsamo, per tante delle cose che ci troviamo ad affrontare oggi.
I concetti chiave affrontati furono quelli di informazione, limite, solitudine e solidarietà, che secondo lo studioso francese non si svilupperà per via istituzionale o dogmatica, ma spontanea.
È la “nostalgia del futuro”, il cercare di far avvenire quello che vorremmo, a doverci dare la forza di superare il tempo oscuro nel quale viviamo.