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Pd: manganello e olio di Renzi

Le manganellate di ieri ai metalmeccanici non rappresentano solo un evento gravissimo, ma la dimostrazione pratica di una situazione politica e sociale ormai estremamente chiara. E non solo per come ha sintetizzato il tutto il segretario della Fiom, Landini, che con parole inequivocabili ha dichiarato, anzi giustamente urlato, che «questo Paese esiste perché c'è gente che paga le tasse. Altro che palle, Leopolde e cazzate varie. Basta slogan, hanno rotto le scatole. Che diano l'ordine di colpire chi c'è da colpire: in un Paese di ladri, di corruzione, se la vengono a prendere con noi». 

La situazione è chiara perché il dato che emerge è esattamente quello che era facile aspettarsi. Che si era verificato già altre volte e che però, adesso, sarà fatalmente replicato altrove e più frequentemente: da una parte chi è arroccato nei palazzi a sterminare il tessuto sociale ed economico del Paese, ben difeso dalle forze di Polizia che hanno appena ricevuto il contentino economico dallo Stato (sblocco degli stipendi), dall'altro il resto dell'Italia. Non è una esagerazione, parlare del "resto dell'Italia", perché se oggi sono i metalmeccanici a trovarsi in una situazione del genere, ieri erano altre categorie e domani saranno altre ancora. Il fatto è che le politiche attuali non potranno che precipitare nella disperazione sempre più numerose realtà lavorative italiane. Operai di varie aziende, differenti ordini professionali e lavoratori di ogni grado, visto l'avvitarsi su se stessa della situazione generale, non potranno che aumentare. E le tensioni non potranno che crescere.

Non solo. La difesa da parte delle forze dell'ordine - le quali si trovano e sono costrette (per ora...) a dover operare in difesa di un ordine pubblico che pure, probabilmente, contestano esse stesse - è la parte armata, letteralmente, di una strategia di guerra che la politica sta portando avanti anche in altri modi. Perché unicamente come strategia di guerra - contro il popolo - deve essere chiamata la decisione di agire senza dare alcuno spazio neanche al colloquio con le rappresentanze sociali. Figuriamoci alla gente in piazza.

Il rifiuto totale del Governo Renzi di fare marcia indietro su qualsivoglia decisione presa deve essere letto in questa chiave. I sindacati non vengono considerati in nessun modo. Ai disoccupati in piazza si dice chiaramente che devono piegarsi a perdere ogni diritto e che nulla si può fare di differente rispetto a quanto il Governo sta facendo sotto dettatura dell'Europa della tecnocrazia. E oltre a questo li si picchia. Letteralmente: “chi chiede lavoro viene manganellato".

Solo per rimanere al caso italiano, al momento abbiamo: un Capo dello Stato che deve confrontarsi con magistratura e dichiarazioni dei mafiosi per la trattativa Stato-Mafia che è evidente a chiunque dotato di buon senso che ci sia stata, un governo in carica non eletto da alcuna consultazione pubblica, una politica economica e sociale dettata dalle Banche e dalla speculazione internazionale che sta radendo al suolo il Paese, il rinnego di qualsiasi tipo di dialogo con le parti sociali, e le forze dell'ordine sulle strade a picchiare duro contro i propri stessi concittadini.

Se non è regime questo, allora non si capisce più che senso si voglia dare alle parole della nostra lingua.

Ma ancora, notavamo negli ultimi giorni in scambi di opinioni varie con colleghi e amici: il Partito Democratico sta mettendo nel proprio stato di servizio, cioè sta scrivendo sulla propria storia e su quella del Paese, anche un altro aspetto, oltre al macello sociale del quale si sta rendendo responsabile: non solo si oppone a qualsiasi tipo di opposizione esterna, ma sta operando anche per inglobare dentro se stesso, e dunque depotenziare e rendere innocua, qualsiasi altro tipo di opposizione.

I fatti recenti delle divergenze interne al Pd, con i vari Cuperlo e soprattutto Civati e Fassina (che si lamentano ma non "rompono") sono la prova certa di una strategia di nullificazione di qualsiasi tipo di altra possibilità. Perché anche le voci più dissenzienti nei confronti di Renzi, anzi voci con contenuti del tutto opposti a quelli del segretario Pd e Presidente del Consiglio, vengono pur sempre incanalate all'interno della stessa forza politica. Che a parole marcia in direzioni opposte, anche fisicamente (alcuni alla Leopolda e altri in piazza con i lavoratori) ma alla fine confluisce dritta e ordinata, allineata e coperta, verso lo stesso obiettivo. I dissenzienti a parole vanno apertamente contro le politiche del loro segretario, ma nessuno di loro, realmente, pensa a qualsivoglia mozione di sfiducia oppure di scissione. 

Il risultato finale è quello di imbrigliare all'interno dello stesso partito governo e opposizione - sempre "a parole", è il caso di ribadirlo - per poi però continuare diritto sulla medesima strada. 

Se i Renziani fanno la parte dei cattivi e di quelli che tengono la barra "a dritta" verso le norme terribili che stanno mettendo in atto passo passo, gli altri stanno di fatto tenendo le file unite tenendo all'interno dello stesso partito voci e umori fortemente contrarie all'azione del partito stesso. Il risultato è quello di far percepire che è possibile ostacolare l'operato di Renzi pur rimanendo all'interno del Pd, e dunque continuando a portargli voti e consensi, con il risultato finale di riuscire a tenere in piedi una forza politica dal largo consenso elettorale la quale però va verso una direzione diametralmente opposta a quella per la quale è stata votata.

Il Pd ha governo e opposizione al suo interno. È il nuovo "partito unico" d'Italia. E non ha ostacoli di sorta a comprometterne il cammino - anche perché gli eventuali ostacoli vengono rimossi a suon di manganellate, come abbiamo visto.

Le responsabilità più grandi, per quanto sta succedendo, sono ascrivibili a due aree ben precise. Da una parte quella politica, ovvero i dissenzienti del Pd che in ogni caso remano a favore di quanto sta facendo Renzi, se non riescono o non vogliono, come pare, togliergli forza e comando. Dall'altra parte quella larga maggioranza degli italiani votanti che a questo Pd, a Matteo Renzi e a tutto quello che lo presiede e che ne consegue, hanno dato la loro fiducia e il loro voto.

Che non si dimentichi quanto sta avvenendo. E che non si dimentichino i responsabili, politici e dal punto di vista elettorale, di ciò che il Pd è stato messo in grado di fare.

Domani, a cose fatte, in Italia saranno presto pronti quasi tutti, come sempre, a dichiararsi "non responsabili" di quanto avvenuto in passato, ma oggi sappiamo bene chi sono, li incontriamo nei bar e nelle strade, nelle case e in ogni situazione pubblica e personale nella quale possiamo guardarli negli occhi mentre difendono con forza il fatto di aver votato per questo Pd. Ecco, se non altro, almeno noi, non dimentichiamoli.

Valerio Lo Monaco

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