Valerio Lo Monaco

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La sega a scuola è un processo formativo irrinunciabile

Non bastavano sms ed email, adesso arriva anche l'App per controllare che i figli siano regolarmente seduti ai banchi di scuola. Da noi in Europa ancora no (per delle leggi sulla privacy che verranno presto superate) ma negli Usa è già una realtà: si chiama Kinvolved, maledetti a loro. Se i figli non sono a scuola, una App avverte il genitore.

È uno scandalo, lo dico subito, sia dal punto di vista antropologico che pedagogico. Perché fare sega a scuola è una procedura essenziale. In altre parti d'Italia si usano termini differenti, e probabilmente più corretti: bigiare, marinare e via sinonimo per sinonimo. Dalle mie parti si diceva e si dice sega. Che è meno elegante ma più attinente all'ambito formativo, ne converrete.

Ora, uso la prima persona perché la cosa m'indigna sul serio, anche se non ho figli e pur comprendendo il terrore psicologico cui sono sottoposti i genitori moderni, sempre più assenti nella vita dei figli e sempre più preoccupati nel tenerli costantemente d'occhio. Ma io figlio lo sono stato. E me lo ricordo bene, il rito della sega. Soprattutto mi ricordo la lectio magistralis che mi fece mio padre, assistito da mia madre, quando gettai l'argomento sul tavolo, una sera (che noi la sera si parlava, a tavola): diversi miei compagni fanno regolarmente sega a scuola, dissi con aria indifferente.v (...)

(per Ribelle Quotidiano - qui)